mercoledì 16 ottobre 2013

Giorno 8 (10/07/2013). Peter e Wendy battono Harry Potter

Memori della batosta di ieri, e considerato che ci dirigiamo nel Great Glen, per stanotte cerchiamo una sistemazione col mio mitico netbook. Becchiamo un’interessante last minute, una suite sul Loch Leven in un palazzotto vittoriano, a metà prezzo. 
Mentre carichiamo i bagagli Wendy si informa dei nostri prossimi passi e ci spiega come prendere un traghetto per passare su Skye con un servizio della comunità locale e poi riattraversare a Mallaig, evitando il ponte. Ci vede perplessi, allora chiama lei stessa la compagnia navale per assicurarci il posto a bordo e ci regala il suo stradario! Uno stradario da sogno, con tutti i percorsi finanche i sentieri, tutti ben codificati, e Wendy non ce la vende mica, no, la prende dalla sua macchina e dicendoci “ormai è vecchia”, con aria di scusa, ce la regala (è del 2012). Sarà un ricordo preziosissimo, utile e bello, completo di Irlanda e Inghilterra, e ci accompagnerà in altri viaggi. GPS, i giorni della tua egemonia sono finiti!

la chiatta di Glenelg

A Glenelg (più tolkeniano di così c’era solo Elgol, ma è troppo lontano) prendiamo il battello comunale, una chiatta a conduzione familiare manovrata da due omoni e una ragazzina tredicenne. Il secondo battello è meno artigianale e ci porta a Mallaig, da cui parte la famosa strada panoramica da cui passa l’Hogwarts Express. A parte i ponti ferroviari visti nel film di Cuaron, la tanto decantata via è meno sensazionale di quel che mi aspettavo, e in ogni caso meno di quella che unisce Gairloch a Torridon.




Castello a sorpresa sul bordo inferiore di Skye

Tappa a Fort Williams, che sembra il doppio occidentale di Pitlochry: il suo punto Info pullula di ragazzini e signore impiegati part-time, che cercano informazioni su internet, dove potremmo facilmente accedervi da soli.  La Scozia è un posto molto segreto, con informazioni rare e mal distribuite. Mai visto un Routard così poco maneggevole, e con cui spesso sono in disaccordo. Ma cosa fanno VERAMENTE gli scozzesi normali, e come si fa a saperlo? Grazie al cielo esistono persone come Wendy e Peter, disponibili a passare al prossimo amore e conoscenza, oltre alla gentilezza che agli Scozzesi non difetta mai.
Tutto qui riposa sulla disponibilità spontanea del singolo, che raggiunge vertici eccelsi: persone squisite che vedendoti sperduto si fermano a chiederti se hai un problema e se te lo possono risolvere. 

Intanto ci avviciniamo all’impronunciabile Ballachulin, dove ci attende la nostra suite in una casa bellissima, con vista lago mozzafiato. Ci accoglie un giovane educato con un inglese peggiore del mio. La suite è bella e spaziosa, ma bianca e fredda (in senso figurato, perché si muore di caldo) e dopo un paio di foto al fiordo e al cimitero d’epoca nel giardino accanto scendo nella sala comune ad approfittare del wi-fi. Mi raggiunge la padrona, cui sorrido amabilmente, supponendola adorabile, ma mi sbaglio. Mentre mi squadra, mi fredda con un “Good evening” degno della regina delle nevi e mi chiede se ho prenotato. “Sì, su internet” è risposta che accentua il suo cipiglio, e si rivolge ad altri ospiti, probabilmente meglio paganti. Joel mi raggiunge e la signora si informa bruscamente del nostro itinerario: citiamo Mull e ci chiede, con fare spiacevole, se abbiamo prenotato il traghetto. No, ci stiamo informando… Sciagura!! Onta!! Disonore!! COME si puà programmare una notte su un’isola (“e dove, a Mull? Solo Tobermory? …mpf) senza prenotare il battello? Forse che immaginiamo di andarci A NUOTO? Forse che quando si vuole prendere un aereo si va direttamente in aeroporto? Non sappiamo QUANTA gente LEI ha visto perdere i soldi delle camere prenotate o restare confinati sull’isola senza possibilità di ritorno?! Per fortuna, a salvare gli sprovveduti come noi c’è Lochaline, senza prenotazione, ma quando le dico che è chiusa per nebbia non mi crede e dice di andarci lo stesso. Poi mi intima di prenotare il posto a cena, perché è tardi (18.50). Tra lei e il rifiuto che il mio articolo ha ricevuto dalla rivista a cui l’avevo inviato, il mio broncio si è allungato come quello di un tapiro e Joel mi trascina in un pub-albergo vicino, sulla cui terrazza ci piantiamo al sole.

Il maniero della dama arcigna
Zuppa del giorno e patè di maiale ci consolano, finché non arriva il fish&chips più incredibile della storia: mi hanno portato un merluzzo intero! Ancora si vede la spina attraverso la pastella di farina e birra. Per le chips bisogna scomodare aggettivi importanti, quali glorious, gorgeous, marvellous. Joel ha preso un pollo farcito di haggis e arrotolato nel bacon: a me non piace molto, ma lui ne è strafelice. Al tramonto il cagnone nero di casa, un meticcio dal muso furbo, comincia a farmi la corte e, non vista, gli rifilo l’ultimo pezzo di pesce e la panatura residua. Mi sembra gradire, e gli allungo anche metà delle patate rimaste, una dopo l’altra. Al suo arrivo la cameriera stupita si complimenta per l’onore fatto al piatto (“nessuno lo finisce mai…”), ma né io né il cagnone riveliamo il nostro piccolo segreto. E appena in albergo, prenotiamo su internet andata e ritorno del battello per Mull, con una pernacchiona all’arcigna locatrice!