Questa
mattina snobbiamo la traditional breakfast, per tema di affondare il battello,
e senza troppe cerimonie abbandoniamo il Craeg Mhor Lodge, la sua vista
magnifica e la sua accoglienza artica.
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il porticciolo di Oban |
Oban,
un po’ più a sud-est, doveva essere una fiorente cittadina commerciale
all’inizio del Novecento, a giudicare dagli edifici eleganti tardo-vittoriani e
dall’opulenza che ancora intravedo per le strade, oltre che dal belvedere che
apre sull’ampia baia e fa compagnia all’antica torre di guardia.
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dal traghetto, all'improvviso, un castello... |
Il traghetto è
spazioso, sul ponte di prua la vista è libera verso gli scogli e le isolette
che ospitano fari solitari; poco prima dell’arrivo una di queste risicate terre
emerse ospita un castello in riva all’acqua, molto simile a quello che ha
ispirato i disegnatori di Rebel-The Brave (ma si dice che il vero ispiratore
sia il palazzotto di Glenelg, assai suggestivo, su Skye) e come bambini ce lo
indichiamo l’un l’altro.
La natura di Mull è assolutamente vergine, per non
dire incolta, poiché l’sola è molto meno turistica di Skye. E allora le Ebridi
esterne come saranno mai?
Tobermory si apre in una macchia di colore aperta
verso il mare, come se ogni facciata manifestasse il desiderio di infondere
allegria al prossimo e farlo sentire meno sperso: è ancora presto, e facciamo
un salto in distilleria per una visita.
Il whysky, come ci spiegano, sa fa con
soli tre ingredienti, l’acqua, il lievito e il malto: l’ultimo viene dapprima
bollito in una sorta di zuppa, lasciata poi a fermentare coi lieviti. Passando
i giorni la fermentazione produce alcool (poco), zuccheri e molto calore.
Nell’ultima fase fermentativa la botte ha un ambiente superiore ai 40°C, con
una gradazione alcolica ancora intorno ai 4-5%, e può iniziare la
distillazione. Lo spirito ottenuto dopo la seconda distillazione si imbotta, e
raggiunge lo status di whysky dopo almeno 3 anni di stagionatura in botti già
usate per altri alcoolici, che contribuiscono così alle declinazioni di sapore
e colore. Le botti più usate sono le americane da Bourbon (che è posto sempre
solo in botti nuove, di cui i produttori devono disfarsi), le più pregiate sono
spagnole; vengono storate, col loro ripieno scozzese, in magazzini freschi,
dove perderanno circa un 2% annuo di volume alcoolico, ciò che è noto come
“parte degli angeli”: visto il film di Ken Loach? e se si è
troppo avidi, e si lascia la botte da parte troppo tempo per farne aumentare il
valore, si rischia di scendere sotto i 45% e dover buttare tutto (sarà la
punizione degli angeli J ). Al termine della visita una generosa
dramma di prodotto locale mi mette in allegria.
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Glengorm Castle, dai grounds |
Glengorm
Castle fa onore alle mie aspettative e rappresenta con dignità e poesia la vera
aristocrazia britannica, contadina d’origine e pastori cola per scelta.
L’interno è lussuosissimo pur mantenendo una chiara allure campagnola; la
signora che ci accoglie fa sfoggio di una classe ed un’eleganza naturali che la
ricca madame di ieri non sogna neppure. Al castello ci sono cinque stanze per
ospiti e nessuna è munita di chiave: qui si è a casa propria, chi ruberebbe in
casa sua? O violerebbe la stanza di un ospite? Anche la clientela è chiaramente
selezionata dalla difficoltà di giungere fin qui, vediamo solo persone
ordinate, di buon gusto e palesemente educatissime, che rispettano le
collezioni di argenti e porcellane in bella mostra e le quindici bottiglie di
buon whysky a libero accesso in biblioteca. Tutti spontaneamente ne godono
senza abusarne, non è luogo di eccessi questo, ma di quiete mantenuta
dall’impegno congiunto di tenutari e avventori.
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Interno di Glengorm |
Il castello si auto-mantiene
non solo con il B&B, ma anche sfruttando i grounds, coperti di greggi di
Merinos e mandrie di Highlander che forniscono lana, carne, latte e derivati.
Gli orti intorno sono sottoposti a colture intensive di verdure e frutta bio,
il tutto in vendita nel coffee shop (a prezzi ragionevoli) e nell’unica
panetteria di Tobermory, un po’ come in Una ragazza, un maggiordomo e una lady.
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L'airone! |
Intorno
al maniero ci sono molte piste da trekking, di varia lunghezza e difficoltà;
noi siamo andati fino a Some Point, fermandoci accanto a menhir vecchi di 3500
anni, sul cui significato ancora meditiamo: non sembra una tomba. Sulla strada
fino al mare siamo saliti su un piccolo forte dell’età del ferro e abbiamo
passeggiato su rugosi scogli di lava nera, sotto i quali si crea una piscina
naturale dove si può fare il bagno e gli uccelli vengono a fare il nido.
Proprio qui avvisto uno splendido airone azzurro. Tornando sorprendiamo anche
una grossa lepre e un po’ di scoiattoli ben pasciuti, oltre alle solite pecore
e mucche.
Di
sera la vista dal castello è libera verso ovest, e a strapiombo sul mare. Fino
alle sette siamo rimasti stesi al sole, poi ci siamo sprofondati in due
poltrone in biblioteca, con libri e pc, decisi a saltare la cena per goderci il
lungo tramonto dalla vetrata déco che occupa l’interezza della parete
occidentale. Alle nostre spalle, un caminetto che sa di legno affumicato e la
collezione di whysky.
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