martedì 10 settembre 2013

Giorno 3. Roslin e Stirling

Al mattino, dopo un’abbondante colazione con porridge bacon e black pudding, salutiamo definitivamente Angela, che ci sommerge di auguri per il futuro e di consigli per fermarci a Pitlochry. Certo, dopo il ristorante di ieri sera, temiamo che il nostro concetto di “adorabilmente romantico” differisca un po’ dal suo… Curiosamente devo sottolineare che non c’è nulla di kitsch o eccessivo nel suo B&B, nonostante la gestione di una casa vittoriana arredata in stile potesse facilmente prestarsi a scivoloni di gusto; lei poi è così accogliente che le avremmo anche perdonato volentieri un merletto o due di troppo.


In pochi chilometri si raggiunge Roslin, sede della Rosslyn Chapel, sito templare pieno di luce, di simboli arcani finemente cesellati e di mistero, e del BioLab, dove si studiano codici più seri del Da Vinci: qui è nata la pecora Dolly, il clone artritico dai corti telomeri che riposava nel National Museum. Rosslyn forse è un po’ sopravvalutata –anche per merito di una campagna pubblicitaria massiccia, cosa che in Italia dovremmo imparare- ma ha un innegabile fascino, intriso di dubbio e di potere, in cui si concentrano la religione più osservante e le radici celte animiste dell’Uomo Verde e degli Spiriti del Legno. Ci sono anche delle note sorprendenti, come le pannocchie di mais scolpite su uno stipite… circa un secolo prima della scoperta ufficiale dell’America. Allora è vero che i Templari c’erano già stati? Altrettanto stupore desta la Colonna dell’apprendista, la cui storia mi ricorda le atmosfere dure de I Pilastri della Terra. Narra la leggenda che il mastro costruttore avesse visto in Italia (dove altro!!) un magnifico pilastro: lasciato il modellino all’apprendista, tornò in Italia per studiare, ma il giovane ricevette un’illuminazione e completò l’opera stupendamente. Tornato, il mastro la vide e, morso da funesta invidia, uccise l’apprendista a colpi di maglio. Ora i visi di entrambi sono ai due angoli al fondo della navata, il mastro posto a guardia e contemplazione della scultura dell’imberbe vittima.


piazzale della rocca di Stirling
Il castello di Stirling invece è decisamente troppo considerato. Visto subito dopo la rocca di Edimburgo ne sembra una copia sbiadita e impoverita, con gli stessi musei dell’Arma (ma ridotti in scala), le stesse stanze (ma più piccole) e un paio di arazzi anonimi. L’unica nota di colore è venuta da una piccola corale di adolescenti che hanno cantato un paio di canzoni scozzesi in una delle sale.


Molto più graziosa la cattedrale di Stirling, proprio accanto alla rocca, con il suo enorme cimitero antico e un paio di vetrate rimarchevoli. Accanto si può ancora visitare uno dei più antichi ospedali di Scozia, protetto dalla statua di un colorato folletto che, dicono, durante le notti invernali scende dal suo podio per danzare all’entrata del nosocomio.

Davanti al più antico e infestato ospedale di Scozia

In serata facciamo rotta verso Killearn, dove ci aspetta il nostro secondo albergo. Il Black Bull fa da pub, trattoria, locanda e persino sede del Rotary del paesetto, non proprio turistico ma accogliente. La camera è vecchiotta anzichenò, con un letto poco invitante e un bagno assai datato e privo di finestra (in compenso l’interruttore della luce è una cordicella che pende dal soffitto). Le parti comuni, al contrario, sono piacevoli: ottima la cucina, d’altri tempi la sala comune, piena di confortevoli poltrone in pelle riunite intorno a tavolini tondi di legno scuro dove sfogliare un giornale o approfittare del wi-fi.

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