Al
mattino, dopo un’abbondante colazione con porridge bacon e black pudding, salutiamo definitivamente
Angela, che ci sommerge di auguri per il futuro e di consigli per fermarci a
Pitlochry. Certo, dopo il ristorante di ieri sera, temiamo che il nostro
concetto di “adorabilmente romantico” differisca un po’ dal suo… Curiosamente
devo sottolineare che non c’è nulla di kitsch o eccessivo nel suo B&B,
nonostante la gestione di una casa vittoriana arredata in stile potesse
facilmente prestarsi a scivoloni di gusto; lei poi è così accogliente che le
avremmo anche perdonato volentieri un merletto o due di troppo.
In
pochi chilometri si raggiunge Roslin, sede della Rosslyn Chapel, sito templare
pieno di luce, di simboli arcani finemente cesellati e di mistero, e del
BioLab, dove si studiano codici più seri del Da Vinci: qui è nata la pecora
Dolly, il clone artritico dai corti telomeri che riposava nel National Museum.
Rosslyn forse è un po’ sopravvalutata –anche per merito di una campagna
pubblicitaria massiccia, cosa che in Italia dovremmo imparare- ma ha un
innegabile fascino, intriso di dubbio e di potere, in cui si concentrano la
religione più osservante e le radici celte animiste dell’Uomo Verde e degli
Spiriti del Legno. Ci sono anche delle note sorprendenti, come le pannocchie di
mais scolpite su uno stipite… circa un secolo prima della scoperta ufficiale
dell’America. Allora è vero che i Templari c’erano già stati? Altrettanto
stupore desta la Colonna dell’apprendista, la cui storia mi ricorda le
atmosfere dure de I Pilastri della Terra. Narra la leggenda che il mastro
costruttore avesse visto in Italia (dove altro!!) un magnifico pilastro:
lasciato il modellino all’apprendista, tornò in Italia per studiare, ma il
giovane ricevette un’illuminazione e completò l’opera stupendamente. Tornato,
il mastro la vide e, morso da funesta invidia, uccise l’apprendista a colpi di
maglio. Ora i visi di entrambi sono ai due angoli al fondo della navata, il
mastro posto a guardia e contemplazione della scultura dell’imberbe vittima.
piazzale della rocca di Stirling |
Il
castello di Stirling invece è decisamente troppo considerato. Visto subito dopo
la rocca di Edimburgo ne sembra una copia sbiadita e impoverita, con gli stessi
musei dell’Arma (ma ridotti in scala), le stesse stanze (ma più piccole) e un
paio di arazzi anonimi. L’unica nota di colore è venuta da una piccola corale
di adolescenti che hanno cantato un paio di canzoni scozzesi in una delle sale.
Molto
più graziosa la cattedrale di Stirling, proprio accanto alla rocca, con il suo
enorme cimitero antico e un paio di vetrate rimarchevoli. Accanto si può ancora
visitare uno dei più antichi ospedali di Scozia, protetto dalla statua di un
colorato folletto che, dicono, durante le notti invernali scende dal suo podio
per danzare all’entrata del nosocomio.
Davanti al più antico e infestato ospedale di Scozia |
In
serata facciamo rotta verso Killearn, dove ci aspetta il nostro secondo
albergo. Il Black Bull fa da pub, trattoria, locanda e persino sede del Rotary del
paesetto, non proprio turistico ma accogliente. La camera è vecchiotta
anzichenò, con un letto poco invitante e un bagno assai datato e privo di
finestra (in compenso l’interruttore della luce è una cordicella che pende dal
soffitto). Le parti comuni, al contrario, sono piacevoli: ottima la cucina,
d’altri tempi la sala comune, piena di confortevoli poltrone in pelle riunite
intorno a tavolini tondi di legno scuro dove sfogliare un giornale o
approfittare del wi-fi.
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